Polpo senza tentacoli
(Annalisa, Michele, Emilio, Chiara, Patricia)
È un terribile venerdì 17, tra l’altro di febbraio, il peggiore di tutti i mesi. La settimana è stata infinita. Le cose non sono andate come dovevano e quando succede così divento più cattiva. Devo inserire Luisella e Matteo nell’incipit di questo racconto, che non ho voglia di scrivere, e di Luisella non so niente, mentre devo ricordare che a Matteo ho fatto molto male, senza che lo meritasse. Povero, lui mi amava tanto… La cosa brutta, lo dico senza pudore, è che non me ne frega niente di averlo ferito e lasciato morire. Lo so, faccio schifo come persona, l’ho pure usato per accontentare Emilio che voleva la parola povero nella prima parte di questo racconto.
Ma ora basta! È il momento di uscire allo scoperto: le persone che vedo ogni giorno pensano che io sia una brava madre, una simpatica collega, una compagna comprensiva, un’amica fedele. Non sanno che sono un’orrenda assassina. Ora, ad esempio, sono entrata in un gruppo di scrittura detto pentapolpo, siamo in cinque ed ognuno di noi scrive a turno una parte dello stesso racconto, e io sto per tagliarne i tentacoli uno ad uno…
Cari compagni, la cosa più sadica è che ognuno di voi deciderà come gli metterò fine.
Partiamo da Michele…
Vidi Annalisa al primo incontro di scrittura creativa. Arrivò con un leggero ritardo ad incontro già incominciato, mentre stavamo facendo il giro del tavolo presentandoci ai nostri compagni di avventura. Arrivò di corsa e trafelata, si capiva che si era precipitata dal lavoro o da chissà quale altra attività, forse… Donna indubbiamente affascinante con quel velo di mistero che ti apre nella mente interrogativi e curiosità. Emilio la presenta come una professionista del settore dell’editoria: a me, neofita della scrittura, appare come il maestro Yoda per un aspirante cavaliere Jedi. Dopo il primo giro di tentacoli del polpo scrittore emerge di lei una personalità poliedrica nei racconti e nelle mail: fantasia e mistero, dialoghi accesi e momenti intensi. Stravolge subito il mio polpo 2 dandogli una piega tanto inattesa quanto realistica. Di lei avevo solo il ricordo del nostro primo incontro al corso di scrittura, eppure sentivo di averla incontrata un’altra volta. Avevo riconosciuto la sua voce al Tigros, un lunedì sera mentre stavo facendo la spesa: alle mie spalle stava dando indicazioni ad una donna che le aveva chiesto dove fosse il reparto ferramenta alla ricerca di un cacciavite… come nei suoi racconti stava armando la mano di colei che avrebbe poi tagliato un tentacolo al pentapolpo. Poi il buio, le luci blu, un taccuino a terra nel parcheggio del supermercato aperto alla pagina degli appunti dell’ultima lezione del corso di scrittura e, in fondo alla pagina, si leggeva un solo nome: Emilio…
Ah-ah, siete molto simpatici! Ora risulta che il colpevole sono io… mmh! Sono diventato il capro espiatorio dato che sono l’unico capace di accogliere sopra di me i mali e le colpe del gruppo, ma vi sbagliate! Non sono stato io a portare il gruppo alla follia di scrivere disgrazie, come quelle vissute dal povero Matteo o dalla mendicante nigeriana in quell’oscuro e terrificante parcheggio del Tigros. E secondo voi, quei drammi derivano da un capriccio di Emilio? E no! Dovette invece riconoscere che il torto è di voi polpi che create trans-storie. Le persone come voi sono chiamate “accusatori cronici” perché siete dei polpi che gettate il vostro inchiostro sulla fedina penale pulita di un bravo uomo fino a farlo diventare la pecora nera. Voi vedete costantemente l’errore negli altri, siete intransigenti, negativi e cercate una resa dei conti costante. Tutti mi possono giudicare tranne voi due: poiché Annalisa è neofita della scrittura e Michele poteva aspettare il giorno dopo per proseguire la provocazione di Annalisa; invece, ha voluto continuarla la stessa sera ubriaco tornando a casa dal pub… E tu Chiara, non hai niente da dire? Il modo in cui tratti il povero Giovanni ti sembra normale solo perché è un impenitente dongiovanni?
Io cosa c’entro in questa storia? Annalisa l’ho intravista una sera, in cui sono arrivata trafelata in ritardo alla riunione, e tu Emilio, mi hai tirato in mezzo chiedendomi di presentarmi all’improvviso, mi volevi forse uccidere? Non lo sai che soffro di attacchi di ansia? Ero nel panico, e la mia presentazione è stata quella di una pazza squinternata trafelata ritardataria che è tornata all’interrogazione di fisica al liceo. Che poi io, Giovanni, manco me lo ricordavo più, e comunque, da brava polemica che sono, se la regola stabilita è quella che dobbiamo scegliere di che morte morire, e tu Emilio non stai alle regole, neanch’io ci sto e decido io per te! Nella cattiveria di Annalisa nel farci decidere la nostra fine, per te sceglierei quella più dolce… una degustazione di vini da dessert infinita.
Io, dal canto mio, scelgo una soluzione -se proprio devo e se Annalisa in fondo non cambiasse idea -definitiva, breve, risolutiva. Mentre scrivo, ho davanti a me una delle montagne più belle del mondo, il Monte Rosa. Ecco, io sceglierei di essere spinta giù dalla Capanna Margherita, il rifugio più alto, che tra l’altro rappresenterebbe il punto più alto della mia breve carriera di scribacchina ansiosa (per dire, eh). Non credo faticherei a trovare nemici che possano darmi quella spinta finale. Nessuno che voglia farsi un giro con me in montagna?
Brava! Verrei volentieri con te, Chiara! Ma non per darti la spinta, ovviamente…Adoro il Monte Rosa. Facciamo vedere a questi uomini chi sono realmente le donne! Hai fatto bene a mandare a quel paese quell’uomo che ci tradiva e affrontare la sfida di Annalisa, malgrado i due tentacoli maschi abbiano cercato di confonderci le idee con le loro divagazioni: Michele fa finta di non capire che è il primo che deve scegliere la sua fine e cede il posto a Emilio. Lui invece cerca di fare il giro lungo con i sensi di colpa, figura di capro espiatorio e butta su di noi le responsabilità per quello che accade. Ma cosa accade? Il meglio sta ancora per cominciare e voi maschietti dovete guardare la realtà. Chissà che non sia meglio guardarsi in faccia tutti insieme? Venite a cena da me una sera? Emilio ti conosco da una vita, ma a voi, Michele e Chiara, vi ho visto solo una volta mentre Annalisa mai di persona, solo tramite una telefonata di gruppo mentre guidava per cui in realtà vedevo solo la sua fronte e il tetto della macchina. Sono sicura che lei non mi visto perché, appunto, stava guidando.
E vado al nocciolo, Annalisa: se proprio vuoi farmi fuori secondo i miei desideri dovremmo arrivare molto lontano da qui, attraversando l’oceano e poi la foresta amazzonica. Mi sa che risulta un po’ complicato e lungo… meglio decidi tu se andare insieme ma per farci una bella vacanza e lasciarmi vivere o farla finita qui!